Serena Morelli,
Antonio Macchione, Poteri locali nella Calabria angioina. I Ruffo di Sinopoli (1250-1350)
Texte intégral
1Antonio Macchione, Poteri locali nella Calabria angioina. I Ruffo di Sinopoli (1250-1350), presentazione di Pietro Dalena, Mario Adda editore, Bari 2017, pp. V-LXXVIII, 314.
2E’ uscito per la collana Itineraria. Territorio e insediamenti del Mezzogiorno medievale, diretta da Pietro Dalena, il volume di Antonio Macchione su Poteri locali nella Calabria angioina. I Ruffo di Sinopoli (1250-1350), che si colloca con originalità nell’attivissimo quadro di ricerche che da circa 20 anni hanno dato nuova verve agli studi angioinisti e aggiunge un tassello prezioso per la conoscenza della Calabria medievale e del complesso sistema signorile che si andò configurando con forza durante il lungo regno angioino.
3L’autore, che è dottore di ricerca e vanta pregevoli e rare doti paleografiche, utilizzando un prezioso cartulario inedito conservato nell’Archivio di stato di Napoli, ha studiato origine, formazione e sviluppo della signoria dei conti di Sinopoli che, tra la metà del tredicesimo secolo e la metà del secolo successivo, si andò configurando come uno dei poteri territoriali più forti ed incisivi per la storia della Calabria. Grazie ad una solida ed aggiornata preparazione storiografica, Macchione nel volume analizza le origini della famiglia Ruffo, ben documentate solo dall’ultimo decennio del regno di Federico II, e la sua rapida ascesa grazie, in primo luogo, a Pietro I e a Pietro II. Nel giro di due generazioni la famiglia giunse alla costruzione di un vero e proprio lignaggio, articolato in tre linee titolate, quella dei conti di Catanzaro, di Montalto e di Sinopoli, più altri due rami, dei Bovalino e Badolato.
4L’autore si concentra sullo studio della signoria del ramo di Sinopoli, che divenne contea nel 1334, e valorizza la documentazione per mostrare aspetti e caratteristiche di un dominio signorile dalle caratteristiche complesse e multiformi. Rendite, giurisdizioni baiulari, esenzioni fiscali, gestione aziendale delle terre messe a coltura, attività creditizia, prestiti a usura, fecero del dominio Sinopolitano una forte e pervasiva enclaves filoangioina, protagonista delle lotte contro gli aragonesi, vittima delle invasioni degli almugaveri, e fautrice di relazioni strette, economiche e commerciali, con la vicina Sicilia. Di particolare interesse sono le notizie relative alla tendenza ad esercitare forme di dominio nelle terre che non facevano parte del feudo. Essa fece sì che i Ruffo entrassero spesso in contrasto con le istituzioni del luogo, come testimoniano le controversie che scoppiarono in merito a varie questioni di natura territoriale con l’abbazia di Santa Maria di Bagnara, il priore di sant’Eufemia, il capitano di Reggio, il vescovo d Mileto.
5Il volume, presentato da Pietro Dalena, si inserisce così con originalità nel panorama delle ricerche dedicate all’importante famiglia della aristocrazia calabrese da parte di alcuni studiosi, tra i quali è necessario ricordare Ernesto Pontieri e Sylvie Pollastri. Al primo si deve la ricostruzione delle relazioni politico-militari che si instaurarono tra i Ruffo ed i sovrani nel XIII secolo, soprattutto durante la guerra del Vespro. Sylvie Pollastri ha ricostruito invece la storia e la progressiva espansione della famiglia, grazie alle politiche matrimoniali che ne fecero uno dei più robusti lignaggi dell’Italia meridionale. Allo studio dei Ruffo Macchione aggiunge oggi un contributo che consente di approfondire aspetti di un sistema signorile che fu particolarmente incisivo e pervasivo nel XIV secolo. Con questo obiettivo mette a frutto l’importante edizione del materiale documentario, che occupa buona parte del volume, e che gli consente di proseguire con sicuro metodo filologico ed erudito. La fonte, preziosa anche a causa della particolare penuria di fondi archivistici per l’età angioina nell’Italia meridionale, è costituita da un registro cartaceo in folio, che fu ordinato dal conte di Sinopoli alla metà del XIX secolo, con l’obiettivo di riorganizzare e trascrivere l’archivio di famiglia messo in pericolo dalle leggi francesi sull’eversione della feudalità. Oggi, accanto a questo cartulario, ne resta un altro, per il quale, pure, Macchione ha predisposto l’edizione. Nell’attesa, è pleonastico ricordare che il corposo gruppo di cento documenti trascritti, oltre ad offrire un rigoroso supporto filologico alla narrazione, costituisce anche un imprescindibile punto di partenza per le ricerche future sulla feudalità in questa area nevralgica dell’Italia meridionale.