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Giuseppina Giordano,

Usages et outils de la prosopographie au regard de l’histoire sociale et politique (VIIᵉ-XVᵉ siècles)
École française de Rome, Atelier doctoral, 3-7 avril 2017

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1L'École française de Rome è stata la sede dell'atelier doctoral dedicato a “Usages et outils de la prosopographie au regard de l’histoire sociale et politique (VIIᵉ-XVᵉ siècles)”, svoltosi dal 3 al 7 aprile 2017.

2Il seminario dottorale è stato organizzato nell'ambito del progetto Europange, finanziato dall'ANR e in collaborazione con l'Université de Saint-Étienne, con l'École française de Rome, con l'Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli”, con l'Università degli Studi di Bergamo, con l'Università degli Studi di Salerno, con il Centro di Ricerche in Scienze Umane dell'Accademia delle Scienze d'Ungheria, con l'Université de Moncton, e con il LIRIS dell'Institut National des Sciences Appliquées di Lione.

3Scopo del progetto Europange è lo studio della gestione politica dello spazio angioino, attraverso l'analisi delle caratteristiche dei suoi ufficiali. Ad oggi la ricerca ha portato alla nascita di una banca dati nella quale raccogliere le informazioni ad essi relative e che permette di avere un quadro complessivo della loro provenienza, delle loro aree d'azione e dell'evoluzione successiva sia delle cariche stesse sia delle carriere dei singoli ufficiali che agirono sull'ampio territorio retto dalla dinastia tra XIII e XV secolo.

4La prosopografia è stata il tema centrale del seminario dottorale che ha analizzato l'utilità di tali studi, le sue metodologie d'indagine e le interazioni tra storia documentale e nuove tecnologie.

5Ai lavori hanno partecipato studiosi e dottorandi provenienti da diversi Paesi europei (Italia, Francia, Polonia) e non (Canada, Brasile).

6Le lezioni magistrali si sono alternate a momenti di esercitazione pratica e discussione collettiva condotti e moderati da sette membri del gruppo Europange: Thierry Pecout (Université de Saint-Étienne), Maryvonne Miquel e Anne Tchounikine (UMR LIRIS), Isabelle Mathieu (Université d'Angers), Jean-Luc Bonnaud (Université de Moncton), Serena Morelli (Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli”) e Riccardo Rao (Università degli Studi di Bergamo).

7Il seminario è stato aperto dalla relazione di M. Miquel e A. Tchounikine, che hanno illustrato ai partecipanti il funzionamento e le caratteristiche della banca dati creata nell'ambito del progetto Europange.

8Come ricordato dalle due relatrici, le banche dati elettroniche permettono di avere due vantaggi immediati: la possibilità di eseguire calcoli statistici automaticamente e in modo accurato sulla base delle informazioni inserite e una potenziale diffusione illimitata delle notizie registrare. Nel confronto col più comune foglio elettronico, spesso utilizzato per sintetizzare e schematizzare i dati prosopografici raccolti, le banche informatiche possono rivelarsi più pratiche in termini di volume delle notizie da schedare, di indipendenza dei dati, di tipi di attributi che è possibile inserire, di utilizzatori che possono modificare o aggiungere informazioni. A questi pregi se ne aggiungono altri, come la praticità di conservazione di una mole non indifferente di informazioni, la facilità di arricchimento della banca in presenza di nuovi dati, la possibilità di mettere in comune notizie ricavate da fonti custodite in luoghi lontani e di difficile accesso per i potenziali fruitori non locali.

9Se molteplici sono i vantaggi delle banche informatiche, esistono anche dei problemi che richiedono lo sviluppo di strategie e soluzioni.

10La relazione di I. Mathieu ha posto l'accento proprio sui pericoli e le difficoltà che tali strumenti possono far nascere sia per coloro che inseriscono le informazioni sia per gli utenti finali. Indispensabile è quindi lo sviluppo di un protocollo di gestione dei dati, che venga rispettato da tutti i collaboratori del sistema e che venga reso noto anche ai fruitori, per permettere loro di avere il giusto approccio all'informazione. Nonostante il supporto della tecnologia, ha ricordato ancora la Mathieu, ci si muove sempre nel campo della ricerca storica, che si basa su fonti archivistiche, documentali, letterarie, spesso difficili da interpretare e soprattutto da normalizzare. Si rende così necessario adattare gli strumenti informatici alla ricerca storica e non viceversa, prevedendo, a titolo esemplificativo, la possibilità di registrare varianti linguistiche o annotazioni e commenti relativi sia alle notizie che alle fonti utilizzate, al loro stato di conservazione, alla loro storia.

11D'esempio, a tal proposito, il caso della Provenza e degli ufficiali qui trasferitisi, oggetto della relazione di J. L. Bonnaud. Lo studioso ha dimostrato come vocaboli all'apparenza sinonimici possano nascondere un valore più profondo e fondamentale per stabilire le tappe del processo di integrazione nella capitale da parte di questi immigrati chiamati ad entrare nei ranghi dell'amministrazione angioina. Termini come habitator, incola o cives divengono gli strumenti attraverso i quali verificare le varie fasi di insediamento e fusione ad Aix-en-Provence di un gruppo sociale. Ancora, l'esempio provenzale mostra l'esigenza di rivolgersi a diversi tipi di fonti, atti amministrativi, atti notarili, ma anche testamenti per comprendere le relazioni del campione analizzato non solo con la nuova città di adozione, ma anche con quella di provenienza, spesso sede scelta come luogo di sepoltura, segno, questo, di un legame sempre forte con la zona natale.

12Del rapporto tra fonti e prosopografia ha parlato S. Morelli, la cui relazione si è concentrata sul caso del Mezzogiorno angioino. Le intricate vicende della Cancelleria voluta da Carlo I, le cui carte prima disperse e poi riunite subirono diversi rimaneggiamenti e trasferimenti nel corso dei secoli fino alla distruzione del 1943, dimostrano che non sempre è possibile lavorare su fonti di prima mano e che il lavoro filologico e di approfondimento sulla storia della fonte stessa siano fondamentali per non produrre o perpetrare errori anche negli archivi digitali. Come sottolineato dalla stessa Morelli è bene ricordare che le banche dati debbano essere considerate come un archivio digitale che offra degli schemi orientativi e non quali sostitute della ricerca documentaria. Le problematiche emerse ed affrontate durante il seminario hanno evidenziato temi già dibattuti nel filone degli studi prosopografici, seguito anche per ricerche al di fuori dell'ambito degli ufficiali.

13Ad esempio, il progetto “Fasti Ecclesiae Gallicanae”, illustrato da T. Pecout, è nato con l'obiettivo di creare una banca dati che riunisca le notizie relative a vescovi, arcivescovi, dignitari e membri dei capitoli cattedrali delle diocesi tra XIII e XVI secolo in Francia e Corsica. La ricerca ha poi finito per allargarsi ad altri Paesi Europei, come Svizzera, Germania, Portogallo, Ungheria, Inghilterra, Spagna. Si è in presenza, dunque, di una mole di informazioni che abbracciano un ampio arco temporale e che spaziano anche geograficamente.

14I punti di forza del progetto sono la multidisciplinarietà e la collaborazione tra diverse università europee. Le difficoltà, però, non mancano e riguardano le fonti, ovviamente di natura differente e disperse tra archivi locali, diocesani, centrali e sparsi in tutta Europa, la coordinazione tra tutti gli operatori e la gestione delle notizie stesse.

15In conclusione, i sistemi informatici e i metodi prosopografici hanno il grande pregio di permettere agli studiosi di avere un nuovo mezzo per l'indagine storica, ma essi non devono essere applicati indiscriminatamente e senza un'accurata riflessione sul tipo di ricerca che si intende intraprendere.



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Giuseppina Giordano, « Usages et outils de la prosopographie au regard de l’histoire sociale et politique (VIIᵉ-XVᵉ siècles) », Mémoire des princes angevins 2013-2017, 10  | mis en ligne le 29/11/2017  | consulté le 26/04/2024  | URL : https://mpa.univ-st-etienne.fr:443/index.php?id=321.