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Alfredo Maria Santoro,

Incastellamenti e decastellamenti. Breve bilancio su origini, sviluppo e abbandono di alcuni siti fortificati campani fra X e XV secolo

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1A partire dallo studio di Pierre Toubert sul Lazio medievale1, nel quale si delineava storicamente il fenomeno dell’incastellamento in Italia centrale, lungo è stato il dibattito e l'inquadramento dell'evoluzione del processo insediativo castrale in Italia; tuttora rimane uno dei filoni più importanti e dibattuti dell’archeologia medievale, nonché uno degli ambiti della ricerca che vede più a stretto contatto studiosi delle fonti scritte e investigatori delle fonti materiali. Ad oggi il termine « incastellamento » ha assimilato accezioni diverse, allontanandosi in alcuni casi dal significato attribuito da Toubert e da coloro che negli anni, assieme a lui, hanno animato è alimentato il dibattito: in primis Riccardo Francovich e Chris Wickham2. Si ritiene pertanto importante sottolineare la corretta ricollocazione del fenomeno con la ripresa del dibattito nazionale posta durante il convegno curato da Andrea Augenti e Paola Galetti nel 2013, poi pubblicato nel 2018, al quale si rimanda per ogni tipo di aggiornamento3.

2Gli studiosi delle fonti scritte, quali Pierre Toubert, hanno analizzato il processo basando le loro impressioni sulla documentazione d'archivio (Toubert lo ha fatto in particolare per la Sabina, una parte del Lazio in Italia centrale) allo scopo di delineare i tratti e le forme dell'incastellamento. Ponendo il castello come struttura essenziale del sistema di organizzazione delle campagne furono definiti alcuni punti primari (fig.1):

  1. il proliferare dei castelli fu un fenomeno che si verificò a partire dalla fine del IX - primo quarto del X secolo con raggiungimento di acme nel XII secolo4;

  2. i castelli si installarono su alture precedentemente non occupate da signori e costituirono un polo di raccolta per il popolamento rurale costituendo, inoltre, una causa per la scomparsa degli insediamenti rurali; l’insediamento sparso, infatti, aveva sostanzialmente ricalcato ancora per tutto l'altomedioevo i tratti distintivi del periodo romano5;

  3. i castelli costituirono l’elemento determinante delle ridefinizioni degli assetti territoriali signorili (feudalità);

  4. all’interno dei castelli si sviluppò una « urbanistica paesana » (Andrea Augenti usa dire « urbanesimo rurale »6) connotata per la costruzione in pietra.

3Gli archeologi hanno aggiunto al dibattito alcuni elementi scaturiti da verifiche sul campo ed è parsa sin da subito evidente l’impossibilità di generalizzare alcuni risultati delle ricerche innanzitutto per le connotazioni orografiche e idrografiche nonché da peculiarità di ambiti territoriali talvolta profondamente differenti. Già Riccardo Francovich aveva posto l’accento sull’incastellamento come ultima fase di un processo legato alla curtis altomedioevale e alle strutture della produzione agricola: in breve, cellule rurali produttive preesistenti giungono alla costituzione di un insediamento fortificato, come dimostrano i tanti studi della scuola archeologica toscana7.

4Successivamente Aldo Settia si è discostato ulteriormente dal modello toubertiano ritendolo solido per il caso della Sabina ma dissimile dalle forme castrali dell’Italia padana8. Chris Wicham ha teso, per alcune regioni quali Abruzzo, Molise e Toscana, a rinviare l’accentramento insediativo a periodi precedenti al X secolo9.

5Gli ultimi anni hanno visto la pubblicazione di innumerevoli interventi sull’incastellamento10; tanti studiosi sono intervenuti per smussare o rileggere in maniera difforme alcuni dei punti succitati ed in particolare gli elementi di feudalità e controllo del territorio11.

6Per ciò che attiene alla Campania, un recente contributo sull’incastellamento muove dalla documentazione scritta integrandola con alcune risposte archeologiche12: il contributo rimarca l’origine signorile del fenomeno a partire dal disgregamento del ducato longobardo e dalla divisio ducatus di IX secolo, che rappresentano componenti parziali del fenomeno, tralasciando le aree bizantine autonome e alcuni aspetti storico-territoriali non aggirabili.

7Gli insegnamenti di Nicola Cilento sul particolarismo medievale, maturati durante gli anni ’60 del secolo scorso, mantengono una ragguardevole rilevanza per le aree dell’Italia meridionale13. I tanti comparti geografici del Mezzogiorno, in base a consuetudini, assetti politici locali, configurazioni geografiche e strategiche si riorganizzavano trovando equilibri nuovi ed originali, ragion per cui non possono esistere modelli precostituiti, globalizzanti o ripetibili per macroaree. Per il comparto geografico campano vi furono molteplici cause per forme d'incastellamento: certamente la situazione di scontro fra poteri signorili ne fu componente attiva così come le scorribande saracene dal nord Africa14; entrambi elementi in stretta relazione al controllo e alla gestione dei singoli domini, al popolamento, alle nuove messe a coltura, alla fiscalità, alla difesa militare territoriale. Tali aspetti sono senza dubbio imprescindibili, sebbene talvolta ne prevalga uno rispetto gli altri, per cui appare corretto specificare l'opportunità della connotazione di castelli di popolamento, di castelli strategico-militari o di fortificazioni di controllo della viabilità (peraltro ogni castello viene edificato per ragioni che contemplano anche legami d’intervisibilità). Per peculiarità e varietà delle origini si dovrebbe preferire l'espressione « forme d'incastellamento » o incastellamenti.

8In realtà anche la contrapposizione, talvolta evocata all'interno di convegni e dibattiti, fra fasi costruttive dei castelli in legno o in pietra andrebbe riformulata in relazione alle possibilità di reperimento delle materie prime, alle consuetudini, alle disponibilità economiche e alle maestranze presenti sul territorio.

9Ad ogni modo la tesi/lezione di Toubert è stata esaltata, smontata, ritoccata, mai del tutto annientata ma sicuramente perfezionata dalla molta ricerca che ne ha tratto positivamente uno sprone per l’approfondimento. Bisogna riconoscere che alcune fortificazioni sono sorte su colline già occupate: è un dato archeologico incontestabile in alcune zone della Toscana ma che, ad esempio, mostra poche attestazioni in Campania15. Per ciò che attiene a tale comparto geografico, Alessandro Di Muro e Vito Lorè hanno messo in rilievo l’impulso signorile e politico dell’incastellamento evidenziando soprattutto menzioni di castelli in documenti scritti purtroppo poco articolati. A tal proposito vanno rimarcate le affermazioni di Marcello Rotili che asserisce che « per i centri fortificati della Campania il dato archeologico appare, del resto, sostitutivo della fonte scritta »16. Sui risultati dell'archeologia dei castelli in Campania risulta notevole e stimolante lo sguardo complessivo, di recente pubblicazione, proposto da Nicola Busino17.

10Volendo leggere in maniera globale le informazioni utili alla lettura delle forme di incastellamento campano, si ricordano, in rapida sequenza, alcuni rappresentativi casi di studio che fondono informazioni scritte e materiali al fine di evidenziare quanto le configurazioni d’incastellamento possano avere tratti di originalità. Sicopoli è uno dei casi più emblematici (fig. 2); il sito fortificato, sul quale si stanno nuovamente concentrando le energie e gli interessi dell’Università della Campania, sorse su una collina poco distante dall'antica Capua (odierna S. Maria capua Vetere)18. Secondo gli studi di Peduto, l'insediamento nacque per l’intervento di forze/esigenze signorili della città che, minacciate dalle incursioni Saracene, portarono alla concentrazione di parte della popolazione sulla collina della Palombara per occuparne un area sommitale nel IX secolo19. L'antica S. Maria Capua Vetere venne poi effettivamente attaccata dagli Agareni nell'841 per essere poi ricostituita, nell'856 circa, presso Casilinum, piccolo insediamento ubicato in prossimità di un’ansa del fiume Volturno. Alcuni reperti confermano senz’altro una frequentazione verso la fine dell’alto medioevo20 ma resta da comprendere se e per quali motivi, il sito di Sicopoli venne effettivamente abbandonato in toto dai suoi abitanti diretti ad occupare la nuova sede di Capua21.

11Altro fondamentale esempio campano è dato dal castello di Capaccio (fig. 3). Allo stato attuale degli studi sembra rappresentare un caso di spostamento in altura della popolazione proveniente dall’area dell’antica Paestum (e spazi limitrofi) sebbene non ne sono ancora del tutto chiare le ragioni22. Il castello, stando alle fonti scritte, era già presente nel X secolo. In tal caso anche l’arrivo dei Longobardi nel VI-VII secolo e l’impaludamento cui era soggetta la piana ai piedi del castello restano ipotesi da verificare archeologicamente al netto di una sicura iniziativa signorile e dell’arrivo saraceno che costruirono un ribat proprio poco lontano, nella vicina Agropoli. L’area del castello continua ad essere frequentata almeno fino al XV-XVI secolo poiché sono verificabili elementi cronologici certi (bocche da fuoco). Il castello di Capaccio, nel 1246, era stato peraltro teatro delle azioni di Federico II che, sventata la congiura contro la sua persona, vide radunarsi qui i cospiratori che speravano nell'aiuto del pontefice; durante l'estate, rimasti privi di acqua, furono alla fine costretti ad arrendersi. Federico fece ben centocinquanta prigionieri23.

12A Mercato Sanseverino il castello sembra, invece, sorgere negli ultimi anni del secolo XI ad opera del signore normanno Turgisio o Troisio de Rota per ragioni che appaiono prettamente legate al controllo della grande viabilità (fig. 4). Le indagini archeologiche confermano anche la nascita di un vasto borgo nel corso del XIII secolo legato ad importanti e diverse attività artigianali difese dalle mura della fortificazione24.

13A Montella, in Irpinia, le indagini nel castello effettuate da Marcello Rotili e dai suoi allievi hanno evidenziato un’occupazione curtense altomedievale della collina, confermata anche dalle fonti scritte, che, successivamente, venne fortificata e munita di mastio e possenti mura destinate a lunga vita (fig. 5)25.

14A Salerno il castello, già nell’alto medioevo, ha una connotazione di difesa cittadina che non contempla nessuna riorganizzazione delle campagne, né del popolamento, né feudale (fig. 6-7)26. La fortificazione difendeva il centro urbano interfacciandosi con altri ricetti limitrofi27 come avvenne per i castelli di Napoli per cronologie più tarde (XII secolo).

15Per verosimile volontà cenobitica, poterono nascere anche fortificazioni, subordinate alle abbazie, a difesa dei grandi monasteri, come nei casi di Cava de’ Tirreni (Corpo di Cava), e di Montevergine (castello di Mercogliano), per i quali si trattò di prerogative essenzialmente di controllo e difesa dei territori abbaziali di pertinenza.

16In Campania sono state analizzate (o sono tuttora in corso di indagine) altre occupazioni d’altura sebbene non sempre sia chiaro se le configurazioni castellane fossero contemporanee o successive allo stanziamento iniziale. Al riguardo molto importanti e stimolanti anche i casi di Rupe Canina28, Caserta Vecchia29, Rocca San Felice30, Candriano a Torella de’ Lombardi31, Sant’Angelo dei Lombardi32, Avella33, Nocera34, Olevano sul Tusciano35, Cerreto Sannita36 e alcuni castelli dei comparto amalfitano37 e beneventano38. Tenuto conto che per decine di castelli abbandonati e allo stato di rudere (auspicando interventi di scavo e ricerche venturi che potranno integrare il quadro qui abbozzato) sembra, tuttavia, spiccare il ruolo difensivo, e non solo signorile o fiscale, degli impianti fortificati per i quali si sprecavano tempo, energie fisiche e finanziarie nella creazione ed ammodernamento di mura e strutture, nel corso del tempo, anche a quote molto alte39, per esigenze di sicurezza e controllo territoriale. I casi di studio riportati hanno spinto maestri dell’archeologia medievale ad affermare che « qualsiasi tentativo di riduzione del castello ad un unico modello appare del tutto inefficace »40. In particolare sembrerebbe che incipienti impulsi feudali e di insicurezza territoriale siano le spinte prodromiche che connotano il fenomeno nelle forme altomedioevali di IX e X ma gli sviluppi successivi di forme d'incastellamento appaiono strettamente locali, peculiari e per nulla omogenei sia per configurazioni che per frequentazione e strutture.

17Va tuttavia sottolineato un aspetto metodologico relativo agli interventi archeologici: l’estensione delle aree indagate archeologicamente determina il grado di conoscenze ricavabili per ogni sito: realizzare qualche saggio di scavo dà, difatti, potenzialmente meno risultati conoscitivi rispetto allo scavo in estensione di un intera area.

18La documentazione scritta, specialmente in fonti codicologiche e cronachistiche di età longobarda, ricorda alcuni castelli ma non le ragioni che ne avevano mosso l'edificazione. In fonti d'archivio del periodo normanno sono piuttosto evidenti, invece, la prerogativa signorile e la questione geografico-strategica-militare di molti fortilizi. A quel tempo le architetture e gli interventi di ammodernamento cominciarono ad avere tratti e soluzioni costruttive più omogenee che rimarcarono uniformità forse riconducibili anche alla costituzione del Regno alla metà del XII secolo. Ad ogni modo la storiografia è concorde nell'attribuire ai Normanni l'introduzione dell'ordinamento signorile-feudale in Italia meridionale41. Fonti scritte come il Catalogus Baronum, ad esempio, raccontano il Regno anche territorialmente: nello specifico il Catalogus riporta i feudi e i nominativi dei signori, quindi anche i castelli, diventando una fonte topografica e fiscale imprescindibile per studi sulle fortificazioni42.

19Unitamente al termine « incastellamento », negli anni '70 del secolo scorso, era stato introdotto anche il concetto di « decastellamento » : fenomeno poco affrontato e che necessita di verifiche archeologiche oltre che d'archivio. Con tale definizione s’indicherebbe la tendenza ad abbandonare o di allontanarsi degli abitanti dai siti fortificati. Chi decideva di abbandonare i castelli? I poteri centrali, i signori locali, gli abitanti, le milizie? E per quali ragioni? Ovviamente la causa può essere una o molteplici. Le fonti scritte sembrano evidenziare che, talvolta, furono i sovrani e non i poteri signorili a dare impulso ed insistere per un accentramento degli individui all’interno dei castelli: nella cronaca De rebus gestis Rogerii Sicilia e regis libri quatuor, che tratta del periodo di re Ruggiero II, Alessandro di Telese ricordava la volontà del re di far costruire ed abitare le case intorno al castello di Caiazzo affinché, sebbene già imponente, fosse apparso ancor più poderoso per l'abbondanza della guarnigione militare: esempi del genere portarono a pensare Paolo Peduto che “quasi mai il castello feudale è luogo di naturale attrazione per le famiglie che risiedono nelle immediate vicinanze”43. Il richiamo alla produzione agricola nelle pianure e nelle valli, nonché il legame alle tante strutture fisse (mulini, opifici) ed infrastrutture (reti viarie), fu sempre caratteristica dominante dei fertilissimi territori della Campania brulicanti di piccoli casali e insediamenti sparsi verosimilmente anche in periodi bellici.

20Federico II, nel XIII secolo, fece dei castelli un vero strumento di governo del territorio: alcune fortificazioni vennero restaurate, ammodernate con finanziamenti scaturiti dalle tassazioni delle comunità locali e, infine, gestite da castellani; altri fortilizi, invece, furono distrutti, abbattuti; altri ancora vennero svincolati da regolazioni feudali e posti sotto controllo diretto dell'imperatore (castra exempta). Ordini di riparazioni continuarono anche con l'avvento di Carlo I d'Angiò, soprattutto in relazione allo scoppio della Guerra del Vespro: ma fra le intenzioni di governo e l’azione pratica ci furono spesso grandi discrepanze dettate soprattutto dal cattivo versare delle casse del Regno. In certi casi il re ordinò riparazioni, approvvigionamenti e ammodernamenti che furono puntualmente disattesi e procrastinati. A Salerno uno scritto ricorda addirittura la contrazione di un mutuo, in mancanza di liquidità, per provvedere al salario della guarnigione del castello44. Intorno alla questione dei viveri va ricordato anche un documento che attesta un evidente abuso da parte dei militari: nel 1292 il principe Carlo informò, difatti, lo strategoto Petro de Guinsac di far cessare l’abitudine della guarnigione di recarsi a raccogliere ortaggi (sono ricordati cipolle e cavoli: cepis et caulibus) da un orto cittadino messo a coltura dall’abate Giovanni Ruggiero. Pare che i soldati fossero soliti rifornirsi in tali orti ma la deplorevole azione doveva terminare. Tale attestazione conferma che, almeno per certi periodi, la guarnigione fu lasciata a se stessa45. Dal castello di Sanseverino invece abbiamo notizia di fughe di genti che cercavano di sfuggire all'obbligo di restare all’interno del castello. Nel 1290 infatti, il re Carlo II su richiesta di Tommaso, feudatario di Sanseverino, ordinò agli uomini dispersi in pianura di risalire, di riparare e rioccupare le loro abitazioni ubicate all'interno della fortellitiam di Sanseverino46: habitantibus per casalia in planitie diete terre dispersis, mandatum quod recedant ad fortellitiam Sancti Severini ubi habent domos, quas reparare faciant. Sembra piuttosto evidente la difficoltà del signore nel gestire e controllare gli individui. Chiare falle nel sistema di governo signorile. Neanche le buone intenzioni, che talvolta rimasero tali, dei capitoli di S. Martino del 1283 riuscirono a regolare certe dinamiche.

21Dati archeologici e scritti peraltro confermano anche in altri luoghi una tendenza al decastellamento che i signori locali non riescono a tamponare; accadde ad Olevano nel medesimo anno: ...homines castri Olibani, vassalli sui sueque ecclesie habitantes per casalia in planicia dicti castri, domos abeant in fortellitia et circa fortellitiam dicti castri et consueverint, imminentis necessitatis articulo domos ipsas repetere et in ibi habitare pro tutiori custodia castri pre[dictus]...47. Anche a Cava de' Tirreni e a Nocera è evidente un accentramento ed una importanza delle strutture e del ruolo dei castelli nella gestione degli uomini solo in concomitanza di emergenze strategiche e militari: le cellule agricole continuarono sempre ad occupare e a sfruttare i poderi posti in pianura48. È piuttosto evidente che, almeno in questi casi, insediamenti produttivi sparsi non scomparirono affatto; anzi le colture potevano avere la priorità sulla difesa del territorio e i signori non riuscirono a vincolare gli individui a strutture castellari.

22Forse un valido motivo per tornare ad occupare le campagne, per gli anni 1290-1291, potrebbe essere stato dato dalla breve tregua della Guerra del Vespro49, ma resta ipotesi da appurare affinché non resti una suggestione.

23Fra le prospettive di ricerca vanno sottolineati anche gli elementi relativi alla fiscalità. Il caso relativo alla città di Salerno resta indicativo di fenomeni da approfondire e da allargare ad altri comparti territoriali. è possibile ricordare le difficoltà da parte di alcuni casali orbitanti intorno a Salerno, legati alla città da stretti legami fiscali che, improvvisamente, generano attriti e confusione nelle partecipazioni finanziarie ai lavori di restauro e ammodernamento delle fortificazioni facenti parte delle difese cittadine promossi da Federico II e Carlo I. I disordini furono dovuti sia alle ambiguità del sistema fiscale, che imponeva una tassazione a volte doppia, che alle intromissioni arcivescovili che contribuirono non poco a creare scompiglio fra gli abitanti dei casali sorti intorno alla città di Salerno. La difesa dei beni ecclesiastici salernitani rappresentò una delle costanti delle autorità arcivescovili, a partire dai lunghi contenziosi che li opposero agli abitanti o ad altri signori confinanti delle loro più grandi, produttive e fertili proprietà50. Un esempio è relativo all'anno 1305 quando Carlo II scriveva al giudice Angelo d'Afflitto al fine di istruire il processo contro alcuni facinorosi accusati d'aver commesso excessus multiplices et crimina varia. Scomunicati e furibondi nei confronti del vicario dell'arcivescovo, picchiarono e ferirono gravemente un responsabile della curia e, in armi, occuparono alcuni territori assediando fortilizi e muniendo turres videlicet Fuornum, turrim domini domini Pandulfo de Dompnomusco51.

24A seguito della Guerra del Vespro, ad ogni modo, si assisté ad un massiccio e generalizzato intervento angioino documentato ampiamente e diffusamente anche dalle indagini archeologiche: all'interno dei castelli, difatti, le fasi di XIII e XIV secolo sono presenti e cospicue in maniera più generalizzata, mentre le frequentazioni e gli interventi dalla metà del 1400 restavano modesti. Gli interventi del XV secolo sottolineano scarso coinvolgimento delle fortificazioni sul piano economico, militare e produttivo risultando quasi del tutto assenti o poco leggibili in castelli posti nelle aree più interne. Nel XV secolo restava vivo, in taluni casi, il fenomeno dell'occupazione signorile dei castelli, inteso soprattutto come fenomeno residenziale.

25L'intervento costruttivo e di ripianificazione tornò ad essere imponente nelle aree costiere, soprattutto fino a tutto il XVI secolo, a seguito di nuove e gravi insicurezze dovute principalmente dalle scorribande turche52. Se è possibile assistere all'introduzione di bocche per armi da fuoco e cannoniere in zone costiere, nelle aree interne, se non v'era riconversione in residenza signorile, si assiste, confortati dai dati archeologici, a blandi e poveri tentativi di riassetto prima di un completo abbandono: gli ultimi fuochi si attestano all’inizio del XVI secolo (quantomeno per i casi di Salerno, Sanseverino e Cava' de Tirreni).

Fig. 1 - Carta dei luoghi citati. Elaborazione del dott. D. Sica

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Fig. 2 - Capitello di Sicopoli (CE). (Da Cilento 1984)

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Fig. 3 - Planimetria del Castello di Capaccio (SA). (Da Peduto 1970)

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Fig. 4 - Area sommitale del castello di Mercato Sanseverino (SA). Foto del dott. D. Sica

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Fig. 5 - Il castello di Montella (AV). (Da Rotili 2011)

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Fig. 6 - Foto aerea del castello di Salerno. Foto del dott. D. Sica.

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Fig. 7 - Scorcio del Castello di Salerno. Foto del dott. D. Sica.

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Notes go_to_top

1 Toubert P., Les structures du Latium médiévale. Le Latium méridionale et la Sabine du IXe à la fin du XIIe siècle, Rome, 1973.

2 Tante le pagine dedicate al tema da parte dei due insigni studiosi. Qui si rimanda ad alcune delle pubblicazioni più significative: Francovich R., I castelli del contado fiorentino nei secoli XII e XIII, Firenze, 1973; Toubert P., Dalla terra ai castelli. Paesaggio, agricoltura e poteri nell’Italia medievale, Torino, 1995; Barcelò M., Toubert P. (dir.), « L’incastellamento », Actas de las reuniones de Girona (26-27 noviembre 1992) y de Roma (5-7 mayo 1994), Actes des rencontres de Gérone (26-27 novembre 1992) et de Rome (5-7 mai 1994), Roma, 1998 ; Francovich R., Ginatempo M. (a cura di), Castelli. Storia e archeologia del potere nella Toscana medievale. Volume I, Firenze, 2000.

3 Augenti A., Galetti P. (a cura di), L’incastellamento: Storia e archeologia. A 40 anni da Les structures di Pierre Toubert, Spoleto, 2018.

4 Toubert P., « L’incastellamento aujourd’hui : quelques réflexions en marge de deux colloques » in Barcelò M., Toubert P. (dir.), « L’incastellamento », op. cit., p. XIII-XVIII.

5 Augenti A., « Dai castra tardoantichi ai castelli del secolo X : il caso della Toscana » in Francovich R., Ginatempo M. (a cura di), Castelli...op. cit., p. 25-66 ; Francovich R., « L’incastellamento e prima dell’incastellamento » in Barcelò M., Toubert P. (dir.), « L’incastellamento », op. cit., p. 13-15.

6 Augenti A., « Castelli, incastellamento, archeologia » in Augenti A., Galetti P. (a cura di), L’incastellamento...op. cit., p. 18-35, in particolare p. 20

7 Tanti gli studi dedicati alla Toscana. Per un bilancio si segnala Francovich R., Cucini C., Parenti R., « Dalla « Villa » al castello : dinamiche insediative e tecniche costruttive in Toscana fra tardo antico e basso medioevo » in Francovich R., Milanese M. (a cura di), Lo scavo archeologico di Montarrenti e i problemi dell’incastellamento medievale. Esperienze a confronto, Atti del colloquio internazionale (Siena 1988), Archeologia Medievale, 16 (1989), p. 7-288; Francovich R., Ginatempo M. (a cura di), Castelli...op. cit..

8 Settia A., Castelli e villaggi nell’Italia Padana. Popolamento potere e sicurezza tra IX e XIII secolo, Napoli, 1984.

9 Wickam Ch., « Castelli e incastellamento nell’Italia centrale ; la problematica storica » in Comba R., Settia A. (a cura di), Castelli. Storia e archeologia, Torino, 1984, p. 137-148.

10 Talvolta la tematica dell’incastellamento, richiamata in alcuni studi, può sembrare perfino impropria, utile come appiglio per parlare semplicemente di territorio, produzioni o feudalità.

11 Oltre agli interessanti interventi, riguardanti molti spazi regionali italiani, presenti nel volume Augenti A., Galetti P. (a cura di), L’incastellamento...op. cit. si segnalano (senza pretesa di esaustività per così vasti territorio nazionale e tema storiografico) alcuni altri studi pubblicati negli ultimi anni che richiamano esplicitamente l’incastellamento (solo in pochi anche il problema del decastellamento): Marazzi F., « El incastellamento » veinte años después: observaciones de la generación post-toubertiana, in Studia Historica, Historia Medieval, 13, 1995, p. 187-198 ; Hubert É., L'incastellamento en Italie centrale: pouvoirs, territoire et peuplement dans la vallées du Turano au Moyen Âge, Rome 2002; Di Muro A., La Manna F., « Potere e incastellamento nella Langobardia minor: il progetto castrum Olibani » in Archeologia Medievale, XXXI 2004, p. 245-272; Ermeti A.-L., Sacco D., « I « perduti » castelli di Spronalbotto e Landeto nel Montefeltro. Spunti per una verifica archeologica sul decastellamento feretrano », in Studi Montefetrani, 27, 2006, p. 91-100; Causarano M.-A., « Il processo di decastellamento di un territorio alle porte di Firenze », in Pirillo P. (a cura di), Alle porte di Firenze. Il territorio di Bagno a Ripoli in età medievale. Atti del convegno dello Spedale del Bigallo (Bagno a Ripoli), 28 novembre 2006, Roma, 2008, p. 125-161; Marcotulli Ch., « Il conte e l’abate. Incastellamento comitale e trasferimento dei poteri sui monti di Lucoli (Aq) da un’indagine di archeologia ΄leggera΄ », in Temporis Signa, III, 2008, p. 117-139; Stasolla F.-R., Del Ferro S., « Dinamiche di popolamento nel Lazio meridionale: problemi d’incastellamento nella diocesi medievale di Veroli », in Temporis Signa, IV, 2009, p. 53-74; Farinelli R., Giorgi A., « Fenomeni di sinecismo e accentramento demico-insediativo pianificato: il ‘secondo incastellamento’ nella toscana dei secoli XII e XIII », in Volpe G. (a cura di), Atti del V Convegno Nazionale di Archeologia Medievale, Palazzo della Dogana, Foggia; Palazzo dei Celestini, Manfredonia (Italia), 30 settembre 2009 - 3 ottobre 2009, p. 406-411; Ebanista C. (a cura di), Ricerche archeologiche 207-08 nel castello di Magliano a Santa Croce di Magliano, Santa Croce di Magliano (CB), 2009; Ebanista C., «  Incastellamento e decastellamento nel Basso Molise: ricerche a Santa Croce di Magliano » in Patitucci Uggeri S. (a cura di), Archeologia Castellana nell’Italia meridionale. Bilanci e aggiornamenti. IV Conferenza Italiana di Archeologia Medievale, Roma – CNR 27-28 novembre 2008, Palermo, 2010, p. 69-84; Corolla A., « Decastellamento a Nord di Salerno : gli esempi di Mercato Sanseverino, Cava dei Tirreni e Nocera », in Peduto P., Santoro A.-M. (a cura di), Archeologia dei castelli nell’Europa angioina (secoli XIII-XV). Atti del Convegno Internazionale (Università degli Studi di Salerno, 10-12 novembre 2008), Borgo San Lorenzo (FI), 2011, p. 133-144; Rotili M. (a cura di), Montella: ricerche archeologiche nel donjon e nell’area murata (1980-92 e 2005-07), Napoli, 2011; Ebanista C. (a cura di), Montella: l’area murata del monte. Ricerche archeologiche nel settore Nord, Napoli, 2012; Settia A., Marasco L., Saggioro F., « Fortificazioni di terra in Italia : motte, tumuli, tumbe e recinti ». Atti del Convegno (Scarlino 14-16 aprile 2011) in Archeologia Medievale, XL, 2013; Corolla A., « Paesaggio agrario e incastellamento nell’Agro nocerino », in Bonini G., Visentin Ch. (a cura di), Paesaggi in trasformazione. Teorie e pratiche della ricerca a cinquant’anni dalla Storia del paesaggio agrario italiano di Emilio Sereni, Bologna, 2014, p. 531-536; Frisetti A., « L’incastellamento nella Campania Settentrionale : la media Valle del Volturno », in Brancato R., Busacca G., Massimino M. (a cura di), Archeologi in progress. Il cantiere dell’archeologia di domani. Atti del convegno. Catania 23-26 maggio 2013, Grisignano di Zocco (VI), 2015, p. 451-458; Rotili M., Rapuano S., Archeoogia medievale a Sant'Angelo dei Lombardi (Avellino), Le ricerche nel « castello » (anni 1987-1996) in « Archeologia Medievale », XLII, 2015, p. 198-236; Rotili M., Busino N., Ricerche archeologiche nel castello di Ariano Irpino (1988-94 e 2008), Santo Spirito (BA), 2017; De Fraia S., « Fortificazioni medievali sull’Arno. Montoto, Penna ed altre quasi scomparse », in Bollettino d’informazione Brigata Aretina Amici dei Monumenti, 100/2018, p. 23-35; Busino N., Un castello dell'alta Irpinia: Rocca San Felice. Ricerche archeologiche (1990-94), Bari, 2018.

12 Di Muro A., Lorè V., « L’incastellamento in Campania » in Augenti A., Galetti P. (a cura di), L’incastellamento...op. cit., p. 391-404.

13 Sugli assetti signorili e sulle ragioni che diedero inizio all’incastellamento in Italia meridionale (in particolare in Campania) si veda Cilento N., « I Saraceni nell’Italia meridionale nei secoli IX e X » in Archivio Storico per le Province Napoletane, XXXVIII, 1958, p. 110-122 ; Cilento N., Italia meridionale Longobarda, Seconda edizione riveduta e accresciuta, Milano-Napoli, 1971 ; Cilento N., Le origini della Signoria capuana nella Langobardia minore, Roma, 1966.

14 Oltre al già citato intervento di Cilento sull’arrivo dei Saraceni come concausa fondamentale del fenomeno dell’incastellamento si ricordano anche alcuni riferimenti per altre aree del meridione d’Italia: Musca Giosuè, L’emirato di Bari (847-871), Bari, 1964; Bresc H., « Terre e castelli : le fortificazioni nella Sicilia araba e normanna », in Comba R., Settia A. (a cura di), Castelli. Storia e archeologia...op. cit., p. 73-87; Maurici F., Castelli medievali in Sicilia : dai Bizantini ai Normanni, Palermo, 1992, p. 13-89; Licinio R., Castelli medievali. Puglia e Basilicata: dai Normanni a Federico II e Carlo I d’Angiò, Bari, 2010, in particolare p. 21-37.

15 Senza poter ovviamente entrare nello specifico del tema curtense in Italia meridionale (si conosce molto poco relativamente alle strutture materiali di una curtis) si rimanda ad un recente articolo di riferimento sulla questione di Di Muro A., « Curtis, territorio ed economia nel Mezzogiorno meridionale longobardo (secoli VIII-IX) », in Quaderni Friulani di Archeologia, XVIII/2008, p. 111-138.

16 Rotili M., « Scavi di chiese e castelli in Irpinia », in Patitucci Uggeri S. (a cura di), Scavi medievali in Italia 1994-1995, Atti della prima conferenza italiana di Archeologia Medievale, Cassino 14-16 dicembre 1995, Roma, 1998, p. 299

17 Busino N., « Archeologia dei castelli in Campania : quarant'ani di ricerche », in Busino N., De Vingo P., Ebanista C. (a cura di), Colligere Fragmenta. Studi in Onore di Marcello Rotili per il 70° genetliaco, Milano-Spoleto 2019, p. 421-443.

18 Busino N., « Edilizia pubblica e privata nell’ager campanus fra tarda antichità e alto medioevo » in Ebanista C. e Rotili M. (a cura di), Aristocrazie e società fra transizione romano-germanica e alto medioevo. Atti del convegno internazionale di studi Cimitile-Santa Maria Capua Vetere, 14-15 giugno 2012, San Vitaliano (NA), 2015, p. 91-108; Quilici Gigli S., « La collina di Palombara, sulla stretta del Volturno a Triflisco », in Marazzi F., Felix terra. Capua e la Terra di Lavoro in età longobarda, Atti del convegno internazionale svoltosi a Capua e Caserta nei giorni 4-7 giugno 2015, Cerro al Volturno (IS), 2017, p. 285-291

19 Peduto P., « Alle origini di un gastaldato longobardo : curtis, castrum e plebs in Campania », in Lambert Ch., Pastore F. (a cura di), Erat hoc sane mirabilie in regno Langobardorum : insediamenti montani e rurali nell’Italia longobarda, alla luce degli ultimi studi, 9-12 ottobre 2014 Monte Sant’Angelo (FG), Salerno, 2019, p. 353-371.

20 Ad esempio vedi Cilento N., « La storiografia nell’età barbarica. Fonti occidentali sui barbari in Italia », in Magistra Barbaritas, Milano, 1984, p. 333.

21 Cilento N., Le origini della Signoria capuana nella Langobardia minore, Roma, 1966, p. 32; Peduto P., « Quanto rimane di Salerno e di Capua longobarde (secc. VIII-IX) », in Roma G. (a cura di), I Longobardi del Sud, Roma, 2010, p. 257-278.

22 Santangelo G., « Dinamiche insediative tra Tardoantico e Altomedioevo : dalla decadenza di Paestum alla nascita di Capaccio medievale », in Fiorillo R., Lambert Ch. (a cura di), Medioevo letto, scavato, rivalutato. Studi in onore di Paolo Peduto, Borgo S. Lorenzo (FI), 2012, p. 195-206, in particolare p. 202-203; Peduto P., « Decadenza e rinascita », in Zuchtriegel G., Carter P., Oddo Maria E. (a cura di), Poseidonia città d’acqua : Archeologia e cambiamenti climatici, Capaccio (SA), 2019, p. 185-191 in particolare p. 190-191 ; Natella P, PedutoP., « Il castello di Capaccio in provincia di Salerno » in Rivista di Studi Salernitani, III, 6, 1970, p. 29-42.

23 Cuozzo E., « Congiura di Capaccio », in Enciclopedia Federiciana
(http://www.treccani.it/enciclopedia/congiura-di-capaccio_(Federiciana)/).

24 Peduto P. (a cura di), Mercato San Severino nel Medioevo. il castello e il suo territorio, Borgo San Lorenzo (FI), 2008; Santoro A.-M., « Produzione e consumo di oggetti in metallo nel castello di Mercato San Severino nei secoli XIII-XV », in Peduto P., Santoro A.-M. (a cura di), Archeologia dei castelli...op. cit., p. 31-37; Corolla A., Lo Pilato S., Santoro A.-M., « Il castello di Mercato Sanseverino: campagne di scavo 2003-2005 », in Francovich R., Valenti M. (a cura di), IV Congresso Nazionale di Archeologia Medievale. Scriptorium dell'abbazia, Abbazia di San Galgano (Chiusdino - Siena) 26 - 30 settembre 2006, Borgo San Lorenzo (FI), 2006, p. 607-612.

25 Rotili M., « Il castello del monte di Montella : gli interventi di età angioina », in Peduto P., Santoro A.-M. (a cura di), Archeologia dei castelli...op. cit., p. 90-101; Rotili M. (a cura di), Montella: ricerche archeologiche nel donjon e nell’area murata (1980-92 e 2005-07), Napoli, 2011; Ebanista C. (a cura di), Montella: l’area murata del monte. Ricerche archeologiche nel settore Nord, Napoli, 2012. Il castello di Montella resta uno dei castelli meglio studiati della Campania sul quale v'è ampia bibliografia specifica (reperibile nei riferimenti qui riportati) anche sui materiali ceramici, monetali e le sepolture.

26 Peduto P., « La turris maior di Salerno », in Patitucci Uggeri S. (a cura di), Scavi Medievali in Italia 1996-1999, Roma, 2001, p. 345-352 ; Santoro A.-M., « Ad modum Franciae. Comparazioni sulle politiche d’intervento d’epoca angioina nelle fortificazioni di Salerno e Napoli (XIII-XIV sec.)  », in Pécout Th. (a cura di), Les officiers et la chose publique dans les territoires angevins (XIIIe-XVe siècle) : vers une culture politique ? (https://books.openedition.org/efr/6962?lang=it).

27 Santoro A.-M., « Il sistema di difesa ad oriente di Salerno nei secc. XII-XIII: Castel Merola e Castel Vetrano », in Apollo. Bollettino dei Musei Provinciali del Salernitano, XXI 2005, p. 115-127; Santoro A.-M., « Per il controllo e la difesa della città di Salerno nel Medioevo: l’insediamento fortificato del Monte Bastiglia », in Melanges de l’École Française de Rome - Moyen Âge, 186-1, 2016

28 Di Cosmo L., Marazzi F., Santorelli S., « Rupe Canina (S. Angelo di Alife-CE): dal villaggio incastellato alla rocca signorile? Primi dati per una valutazione archeologica », in Archeologia Medievale, 33 (2006), p. 359-372; Marazzi F., Di Cosmo L., Frisetti A., « Un villaggio di capanne ? L’insediamento di Rupe Canina (CE) prima dei Normanni. Nuove riflessioni e problematiche di un sito d’altura nella « Langobardia minor », in Redi F., Forgione A., VI Congresso Nazionale di Archeologia Medievale. L’Aquila 12-15 settembre 2012, Borgo San Lorenzo (FI), 2012, p. 354-359.

29 Busino N., « Appunti per ricerche archeologiche nel castello di Casertavecchia », in Busino N., Rotili M. (a cura di), Insediamenti e cultura materiale fra tarda antichità e medioevo. Atti del Convegno di studi Insediamenti tardoantichi e medievali lungo l’Appia e la Traiana. Nuovi dati sulle produzioni ceramiche. Santa Maria Capua Vetere, 23-24 marzo 2011; Atti del I Seminario Esperienze di archeologia postclassica in Campania. Santa Maria Capua Vetere, 18 maggio 2011, San Vitaliano (NA), 2015, p. 341-353.

30 Busino N., Un castello dell'alta Irpinia: Rocca San Felice. Ricerche archeologiche (1990-94), Bari, 2018; Rotili M., « Rocca San Felice ricerche archeologiche 1990-1992 » in Rendiconti dell’Accademia di Archeologia, Lettere e Belle Arti in Napoli, LXIII, 1991-1992, p. 231-384.

31 Rotili M. (a cura di), Archeologia postclassica a Torella dei Lombardi: ricerche nel castello di Candriano (1993-97), Napoli, 1997.

32 Rotili M., « La cattedrale medievale di Sant’Angelo dei Lombardi » in Napoli, l’Europa. Ricerche di storia dell’arte in onore di Ferdinando Bologna, Roma 1995, p. 9-15.

33 Cinquataquattro T., Camardo D., Basile F., « Il castello di Avella (AV) : le indagini archeologiche sulla rocca », in Peduto P., Fiorillo R. (a cura di), III Congresso Nazionale di Archeologia Medievale, Castello di Salerno-Complesso di Santa Sofia, Salerno 2-5 ottobre 2003, I, Firenze 2003, p. 355-361 ; Cinquataquattro T., « Ricerche archeologiche nel castello di Avella (AV) : le fasi altomedievali », in Rotili M., Ebanista C. (a cura di), Prima e dopo Alboino sulle tracce dei Longobardi, Atti del convegno internazionale di studi. Cimitile-Nola- Santa Maria Capua Vetere, 14-15 giugno 2018, San Vitaliano Napoli, 2019, p. 127-138.

34 Corolla A., Fiorillo R. (a cura di), Nocera. Il castello dello Scisma d’Occidente. Evoluzione storica, architettonica ambientale, Firenze, 2010.

35 Di Muro A., La Manna F., « Potere e incastellamento nella Langobardia minor : il progetto castrum Olibani » in Archeologia Medievale, XXXI 2004, p. 245-272.

36 Rotili M., Lonardo L., « La Magna turris della vecchia Cerreto Sannita. Indagini archeologiche e analisi delle stratigrafie murarie », in Sogliani F., Gargiulo B., Annunziata E. e Vitale V. (a cura di), VIII Congresso Nazionale di Archeologia Medievale, vol. 1, Sezione I. Teoria e Metodi dell’Archeologia Medievale. Sezione II. Insediamenti Urbani e Architettura, Chiesa del Cristo Flagellato (ex Ospedale di San Rocco), Matera 12-15 settembre 2018, Borgo san Lorenzo (Fi), 2018, p. 205-210.

37 Santoro A.-M., « Pisani in territorio amalfitano (1135-1137): città, assedi, fortificazioni », in Annoscia G. (a cura di), Scenari bellici nel Medioevo: guerra e territorio fra i secoli XI-XV. Giornata di studi 17 novembre 2016 Museo d’Arte Classica - Aula Odeion. La Sapienza – Roma, Roma, 2019, p. 129-133; Frallicciardi M., « Il sistema di difesa della costa di Amalfi. Il monte Brusara e le sue fortificazioni" e Sica D., « Il sistema di difesa della costa di Amalfi. Il castello di Scala Maioris » in Fiorillo R., Santoro A.-M. (a cura di), Materiali per l’archeologia medievale. Ricerche di Archeologia e storia del medioevo, Sant’Egidio del Monte Albino (SA), 2019, p. 179-195 e p. 197-214.

38 Lonardo L., « Castella et casalia. Insediamenti fortificati e rurali nella bassa valle del Calore: evidenze materiali e documentarie », in III Ciclo di Studi Medievali. Atti del Convegno 8-10 settembre 2017 Firenze, Arcore (MB), 2017, p. 307-325.

39 Nel caso del castello di Scala Maior siamo addirittura intorno ai 1000 metri sul livello del mare, in posizione impervia: il ruolo della fortificazione era prevalentemente strategico e di certo non feudale. Cfr. Sica D., « Il sistema di difesa della costa di Amalfi. Il castello di Scala Maioris », in Fiorillo R., Santoro A.-M. (a cura di), Materiali per l’archeologia medievale. Ricerche di Archeologia e storia del medioevo, Sant’Egidio del Monte Albino (SA), 2019, p. 197-214.

40 Peduto P., « Il castello di Mercato Sanseverino nell’ambito delle fortificazioni dalla fine dell’altomedioevo ai prodromi dell’età moderna », in Peduto P. (a cura di), Mercato San Severino nel Medioevo. il castello e il suo territorio, Borgo San Lorenzo (FI), 2008, p. 9-10.

41 Lorè V., « Signorie locali e mondo rurale », in Licinio R. e Violante F. (a cura di), Nascita di un regno. Poteri signorili, istituzioni locali e strutture sociali nel Mezzogiorno normanno (1130-1194), Atti delle XVII giornate normanno-sveve, (Bari 10-13 ottobre 2006), Bari 2008, p. 207-238; Di Muro A., « Le contee longobarde e l’origine delle signorie territoriali nel mezzogiorno », in Archivio per le Province Napoletane, CXXVIII, 2010, p. 1-69.

42 Jamison E. (a cura di), Catalogus Baronum, Roma, 1972; Cuozzo E. (a cura di), Catalogus Baronum. Commentario, Roma, 1984.

43 Peduto P., « Il castello di Mercato Sanseverino nell’ambito delle fortificazioni dalla fine dell’altomedioevo ai prodromi dell’età moderna », in Peduto P. (a cura di), Mercato San Severino nel Medioevo. il castello e il suo territorio, Borgo San Lorenzo (FI), 2008, p. 27-28.

44 Cfr. Carucci C. (a cura di), Codice Diplomatico Salernitano del secolo XIII, Subiaco, 1934, vol. 2, p. 233.

45 Ibid., p. 325; Santoro A.-M., « Ad modum Franciae. Comparazioni sulle politiche d’intervento d’epoca angioina nelle fortificazioni di Salerno e Napoli (XIII-XIV sec.)  », in Pécout Th. (a cura di), Les officiers et la chose publique...op. cit.

46 Corolla A., « Decastellamento a Nord di Salerno : gli esempi di Mercato Sanseverino, Cava dei Tirreni e Nocera », in Peduto P., Santoro A.-M. (a cura di), Archeologia dei castelli...op. cit., p. 133-134; cfr. Registri della Cancelleria Angioina ricostruiti da Riccardo Filangieri con la collaborazione degli archivisti napoletani (RCA), XXXII, doc. 152, p. 30.

47 Cfr. RCA, XXXII, doc. 121, p. 121

48 Corolla A., « Decastellamento a Nord di Salerno : gli esempi di Mercato Sanseverino, Cava dei Tirreni e Nocera », in Peduto P., Santoro A.-M. (a cura di), Archeologia dei castelli...op. cit., 2011, p. 133-144.

49 Amatuccio G., La guerra dei Vent'anni (1282-1302). Gli eserciti, le flotte, le armi, della Guerra del Vespro, Wroclaw, 2017, p. 57-59.

50 Galdi A., « In orbem diffusior, famosior...Salerno in età angioina (secc. XIII-XV) », Salerno, 2018, p. 101-135; Loffredo M., « Il Capitolo della Cattedrale di Salerno tra Medioevo ed Età moderna », in Schola Salernitana, XXIII, 2018, p. 7-50.

51 Carucci C., Codice Diplomatico Salernitano del XIV secolo. Documenti e Frammenti, Salerno, 1949, vol. I, doc. V, p. 17-31.

52 Santoro L., « Le torri costiere della Campania », in Napoli Nobilissima, VI fasc. 1-2 (1967), p. 38-49 ; Starace F., « I regi ingegneri nel XVI secolo e le torri costiere del Golfo di Salerno », in Napoli Nobilissima, VII fasc. 1-2 (gennaio-aprile 2006), p. 3-26 ; Russo F., Le torri costiere del Regno di Napoli : la frontiera marittima e le incursioni corsare tra XVI ed il XIX secolo, Napoli, 2009 ; Santoro L., Le torri costiere della provincia di Salerno : paesaggio, storia e conservazione, Napoli, 2012.



go_to_top L'auteur

Alfredo Maria  Santoro

Archéologue, université de Salerne.

Pour citer cet article go_to_top

Alfredo Maria Santoro, « Incastellamenti e decastellamenti. Breve bilancio su origini, sviluppo e abbandono di alcuni siti fortificati campani fra X e XV secolo », Mémoire des princes angevins 2020, 13  | mis en ligne le 23/12/2020  | consulté le 27/04/2024  | URL : https://mpa.univ-st-etienne.fr:443/index.php?id=508.